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Marchese del Grillo: realtà o finzione?

Quanno se scherza, bisogna esse seri!” E’ questa certamente la frase più celebre pronunciata da Alberto Sordi nel divertentissimo film “Il Marchese del Grillo” di Mario Monicelli del 1981. Ma chi era questo curioso personaggio? Una maschera cinematografica appositamente ideata o un personaggio del passato romano? Molto probabilmente Mario Monicelli si ispirò a Bernardo ed Onofrio del Grillo, protagonisti di numerosissimi racconti tramandati oralmente fin dal 1800 e molto famosi in tutta la città.

Il marchese viene così dipinto come un personaggio avarissimo, antisemita, dal carattere burlesco e incline agli scherzi. E’ molto verosimile che alla formazione della leggenda abbia concorso il sovrapporsi della bizzaria e dell’avarizia dello zio Bernardo con la prodigalità del nostro Onofrio. Ma chi erano questi curiosi personaggi? Onofrio, nato a Fabriano (in provincia di Ancona), si trasferì presso lo zio Bernardo a Roma dopo aver completato gli studi giuridici nel Collegio di Urbino, in seguito alla morte della madre, avvenuta in giovane età e a causa di alcune ristrettezze monetarie paterne. Sappiamo che la convivenza tra i due non fu semplicissima: Bernardo pare fosse gobbo, eccentrico, sommamente avaro, trasandato nell’abbigliamento e schiavo di piccole manie insopportabili, tutte “qualità” che con l’avanzare dell’età e il peggioramento della salute diventarono per Onofrio sempre più difficili da tollerare.

Alla morte delle zio, avvenuta nel 1757, evento che pare sia stato accolto da Onofrio e dalla sua famiglia piuttosto come una liberazione che come una perdita dolorosa, seguì una grossa ricompensa: un’eredità assai cospicua. Ma i dispetti dello zio non erano ancora terminati. Sembra infatti che Bernardo vincolò il nipote al pagamento di tutti suoi debiti contratti durante gli anni di malattia e a una serie di obblighi caritatevoli come messe funebri ed elemosine! Ma non è tutto. Aveva inoltre vincolato parte del patrimonio alla costituzione di tre fondi che avrebbero reso rendite sufficienti: il primo per le doti delle discendenti che avessero voluto sposarsi o avessero scelto la vita monacale; il secondo per il mantenimento dei secondogeniti diretti e il terzo per un eventuale pronipote che avesse scelto la carriera ecclesiastica.

Bernardo, volendo inoltre garantirsi una discendenza, obbligò Onofrio a prendere in moglie una nobildonna romana, pena la perdita dei diritti. Che smacco! Fu così che il nostro dovette cedere e decise di sposare il 4 giugno del 1757, Faustina Capranica. Nonostante la dote di 20.000 scudi (una somma immensa per l’epoca!) lasciatagli dallo zio, tra le spese del matrimonio e quelle per la ristrutturazione della proprietà (che lo zio aveva lasciato in pessimo stato), Onofrio dilapidò in brevissimo tempo un’eredità che si favoleggiava strepitosa, guadagnandosi per ciò quella fama così famosa in tutta Roma di bizzarro ed eccentrico personaggio. Impossibilitato ad adempiere agli obblighi testamentari, Onofrio fece ricorso al pontefice con una dettagliata supplica che avrebbe poi avuto esito positivo solo nel 1761, quando le richieste furono accolte senza riserva. Diventò poi Consigliere Capitolino, ma a causa dei soliti problemi economici, fu bandito dall’amministrazione cittadina. Qualche anno più tardi, si rese protagonista di un episodio per il quale probabilmente viene oggi considerato come antisemita.

Che cosa fece? In seguito alla morte di papa Clemente XIV nel 1744, il nostro Onofrio fu chiamato ad occuparsi della gestione del mantenimento dell’ordine pubblico durante i 5 mesi di Conclave. Da accentratore quale era, incaricò il cognato Capranica e un suo fedelissimo come colonnello e capitano addetti al controllo del Ghetto, mosso ovviamente da ragioni economiche: la tassazione sulla popolazione ebraica era infatti grossa fonte di guadagno! Da qui la sua cattiva fama. Durante i cinque mesi in cui il Conclave rimase riunito si registrarono molti reclami da parte della popolazione ebraica, che riferiva di frequenti abusi subiti per mano dei soldati di stanza nel ghetto, del consueto ricorso di questi alle prostitute, delle risse originate spesso da debiti di gioco e da ubriachezza. La situazione degenerò a tal punto da obbligare il nostro Onofrio a rimuovere gli ufficiali in comando.

Con l’elezione del nuovo papa, Pio VI nel 1755, la vita di Onofrio tornò a risplendere di nuova luce, venne infatti eletto consigliere segreto del papa e morì felice nel suo ricco possedimento a Fabriano nel 1878. Vita intensa quella del nostro Marchese, non c’è da stupirsi quindi che abbia creato nel corso dei secoli un velo così fantasioso e misterioso intorno alla sua figura! Tra gli scherzi che la tradizione popolare gli attribuisce, il più divertente è certamente quello che lo vede protagonista del lancio di monete infuocate agli ignari passanti affacciato dalla finestra della sua torre nel rione Monti!

Autore: L’Asino d’Oro Associazione Culturale

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